Gesù messaggio d'amore: forum per giovani cristiani che amano l'evangelo

Posts written by ^Alessandro^

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    Si ma siamo in un forum e le cose vanno discusse con ordine, un argomento alla volta e senza citazioni di siti estranei

    Poi ognuno ritiene il proprio argomento "verità" quindi è giusto avere delle regole
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    Perché li chiami Yahushua e Yahuveh?
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    Iabes prendi un attimo per leggere il regolamento, argomentiamo ma senza linkare
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    Capo scoperto e coperto, l’uso del Velo

    1Corinzi 11:2-16 “Ora vi lodo perché vi ricordate di me in ogni cosa, e conservate le mie istruzioni come ve le ho trasmesse. 3 Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo, e che il capo di Cristo è Dio. 4 Ogni uomo che prega, o profetizza a capo coperto fa disonore al suo capo; 5 ma ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa. 6 Perché se la donna non ha il capo coperto, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se per una donna è una cosa vergognosa farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo. 7 Poiché quanto all’uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell’uomo; 8 perché l’uomo non viene dalla donna, ma la donna dall’uomo; 9 e l’uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. 10 Perciò la donna deve, a causa degli angeli, avere sul capo un segno di autorità. 11 D’altronde, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo senza la donna. 12 Infatti, come la donna viene dall’uomo, così anche l’uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio. 13 Giudicate voi stessi; è decoroso che una donna preghi Dio senza avere il capo coperto? 14 Non vi insegna la stessa natura che se l’uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? 15 Mentre se una donna porta la chioma, per lei è un onore; perché la chioma se è data come ornamento. 16 Se poi a qualcuno piace essere litigioso, noi non abbiamo tale abitudine; e neppure le chiese di Dio”

    Contesto generale del brano

    L’apostolo Paolo trasmette un “istruzione” (paradoseis, letteralmente “tradizione”) ai Corinzi così come era trasmessa in tutte le chiese di Dio (v.2 e 16), l’insegnamento quindi riguarda tutta la chiesa e non la sola “chiesa greca di Corinto”. Paolo vuole sottolineare la distinzione che c’è tra uomo e donna all’interno dell’armonia del creato, secondo un principio di autorità (v.3). Questo principio va evidenziato attraverso dei simboli, che sono il capo scoperto per l’uomo e il capo coperto per la donna, all’interno del contesto spirituale del culto (v.4 e 5). Le istruzioni dell’apostolo infatti si rivolgono all’azione della preghiera e delle profezia, ossia quando si prega a nome della comunità (1Co14:16) o si porta un messaggio da parte del Signore (1Co14:3-4), non si preoccupa quindi di ciò riguarda gli aspetti esterni al culto.

    Il significato simbolico
    Il capo scoperto


    L’uomo è tenuto ad avere il capo scoperto perché è “immagine e gloria di Dio” (v.7), con il suo capo rappresenta cioè Cristo, che è l’autentica immagine di Dio, sul cui volto splende la Sua conoscenza, deve quindi rimanere scoperto (2Co4:6, Col 1:15 e 3:10). L’uomo nell’economia famigliare secondo il modello di Dio è in una posizione di preminenza, in Genesi infatti leggiamo che l’uomo fu formato per primo (1Ti2:13) e che fu lui a dare il nome alla donna, dare un nome è una manifestazione di autorità nei confronti di chi lo riceve. L’uomo è capo spirituale ed è chiamato a guidare e proteggere (Ge 2:15). Il termine ebraico “zachar” ( maschio) ha la stessa radice della parola che significa “ricordo” ad indicare la sua inclinazione a stare fermo sui decreti di Dio, ciò lo distingue dalla donna, Paolo infatti altrove ricorda: “non permetto alla donna di usare autorità sul marito…infatti Adamo non fu sedotto, ma la donna” 1Tim2:12-15. La parola “femmina”, neqevah ha la stessa radice di “naqav”, ossia “incidere” che riflette la sua maggiore sensibilità e capacità di essere impressionata, come accadde ad Eva che fu sedotta. Adamo peccò anzitutto perché non protesse Eva nonostante fosse presente (Ge 3:6), ma l’uomo nella sua inclinazione naturale è più portato della donna ad essere di guida e protezione, la donna è più incline ad altre indispensabili qualità nell’economia famigliare, ed è quindi complementare all’uomo ma in ruolo diverso. L’apostolo Paolo sottolinea in ogni caso che tutti siamo soggetti a Dio (v.3) e ogni cosa è da Dio (v. 11-12) e che nel Signore l’uomo viene dalla donna così come la donna dall’uomo ed entrambi sono necessari gli uni agl’altri e hanno quindi pari dignità.

    Il capo coperto, velato

    La donna invece è si anch’essa stata creata ad immagine e somiglianza di Dio (Ge 1:27) ma è anche “gloria dell’uomo”(v.7), essa è infatti l’espressione della bellezza, del vanto dell’uomo, è l’aiuto di lui, il suo conforto, colei che lo rappresenta e lo onora (Ge 2:18, 23; Pro 31:23) ma ne è anche soggetta (v 8-9). La donna che quindi porta il velo, copre la “gloria dell’uomo” per esaltare simbolicamente la gloria di Dio. I capelli rappresentano infatti l’ornamento prezioso della donna e il capo coperto il simbolo di umiltà e mansuetudine che la chiesa deve allo sposo e nella quale si riflette. Personalmente vedo nell’immagine della “sposa velata” il desiderio e la promessa nella quale un giorno lo Sposo leverà da lei il velo per essere una sola cosa, nella loro piena conoscenza (1Gv 3:2, 1Co 13:12), fino ad allora la chiesa si va ogni giorno rinnovando nella Sua immagine (Col 3:10), ma lo fa solo se umile e mansueta. La donna coprendosi manifesta anche la propria accettazione nel ruolo che Dio le ha posto all’interno della famiglia e del creato. Quando prega o profetizza lo fa coperta per manifestare l’autorità che l’uomo ha su di lei (marito, padre, fratello maggiore, vescovo) quale capo spirituale, non volendo quindi mostrarsi superiore ad esso nonostante l’esercizio di una profezia o di una preghiera comunitaria e di non essere “come” un uomo, di avere quindi il ruolo di “capo”. La comprensione di questo simbolo era più immediata ai tempi di Paolo, perché per le donne era normale portare un copricapo e alcuni di questi simboleggiavano proprio l’appartenenza di una moglie al proprio marito. Per Paolo la donna che non si copre è come se fosse “rasa”, ad essere rase nella cultura di quel tempo erano le prostitute, così come era vergognoso avere i capelli corti perché così li portavano le donne “mascoline”, quelle che volevano farsi uomini. Quindi non portare il velo o portare certi “tagli di capelli” dichiarava la propria ribellione al Signore, all’uomo e alla propria identità di donna. La mancanza di rispetto verso l’uomo e i propri mariti da parte delle donne di Corinto è stata denunciata anche in altri punti da Paolo (1Co14:34-35) ma per Dio questa distinzione di genere è importante e dev’essere mantenuta “maschio e femmine li creò” (Ge 1:27), così come l’ordine spirituale in famiglia.

    Gli angeli

    Questi simboli di identità, autorità e autorizzazione nell’esercizio di profetare e pregare riflette l’accettazione dell’ordine divino del creato nel quale mirano gli angeli di Dio (v.10), che partecipano al culto (Eb 12:22). Umiltà e modestia nella quale mancarono invece gli angeli ribelli e alla quale la donna e l’uomo non devono partecipare. Satana volle infatti andare oltre il ruolo che Dio gli aveva posto nel creato (Isa 14:13). Le donne di Corinto avendo coscienza dei significati del copricapo e dei capelli, attiravano su di esse una comunione con le tenebre e non di luce nel Signore.

    La natura

    L’apostolo conclude il discorso facendo appello al confronto con la natura, è infatti essa stessa che insegna una distinzione tra i due sessi (v.14-15), se per la donna è un onore avere i capelli lunghi, come fossero un mantello o ornamento per l’uomo viceversa sarebbero un disonore. Per la cultura del tempo infatti portare i capelli lunghi per l’uomo era segno di trascuratezza o di effeminatezza, erano i popoli “barbari” che portavano i capelli lunghi. Se quindi è la natura stessa a manifestare una distinzione perché non dovremmo accettarla nei suoi aspetti simbolici anche in chiesa? Questa è la riflessione sulla quale l’apostolo voleva che la comunità si soffermasse.

    L’importanza dei simboli

    Se è vero che per la nostra cultura occidentale vedendo una donna rasata non pensiamo ad una prostituta, o non troviamo vergognosa una donna con i capelli corti, rimane il fatto che il significato del capo scoperto e coperto da un velo non sono mutati. Perché per Dio non è mutata la posizione della donna nei confronti dell’uomo e viceversa, né la simbologia di Cristo e della chiesa, le donne continuano ad essere la gloria dell’uomo e tutti portiamo l’immagine e la somiglianza di Dio in noi. Quindi non possiamo parlare di una simbologia attinente unicamente alla “comunità greca di Corinto del I secolo”, parliamo di realtà naturali e spirituali che non cambiano con il tempo o la cultura. I Simboli sono ordinati da Dio e sono importanti, Lui aveva riguardo sotto la Legge per la circoncisione (Es 4:25), per il sangue dell’Agnello nel rito pasquale (Es 12:13) etc. oggi ha riguardo per il battesimo (Rm 6:4), per il calice di vino e il pane (1Co11:23-29), per l’olio dell’unzione (Gc 5:14) e per il capo scoperto per l’uomo e coperto per la donna all’interno del culto. La fede cristiana ha Cristo come pietra angolare e l’insegnamento apostolico come fondamento, a questo è giusto e buono attenersi se abbiamo fatto di Cristo il nostro Signore (Ef 2:20, Ap 21:14).

    Altre interpretazioni:

    “Non velo ma Capelli Lunghi”

    C’è chi ritiene che Paolo quando parla di capo “coperto o scoperto” non si riferisca ad un copricapo ma bensì ai “capelli lunghi” facendo leva sul verso 15 (sebbene il termine tradotto con “ornamento”, “peribolaion” in greco sia diverso da “katalupto”). Questa interpretazione non ha senso logico perché dei “capelli lunghi” non si possono mettere o togliere a piacimento soprattutto nel momento in cui si si prega o profetizza. Il termine greco “katalupto” (non usato altrove nel NT) letteralmente “giù dal capo”, tradotto con “coperto” è un termine chiaro per il lettore greco del I secolo, non confondibile con “i capelli lunghi”, se infatti ci confrontiamo con la Septuaginta (la versione greca dell’Antico Testamento in uso tra gli ebrei e le chiese del I secolo d.C.) il termine compare in tutte le sue varianti e simili (apokalupto, katakalumma, kalumma, krupto, sunkaumma, sunkalupto) più di 80 volte e mai si riferisce ai capelli lunghi, ma intende sempre un tessuto esterno che copre la testa (Ge 28:15, 38:14, Es 28:42, Nu 5:18, Ruth 3:4-7, Est 6:12 etc.). Anche al di fuori dei testi biblici in autori come Plutarco (46 d.C.- 125 d.C.) per copricapo non si intendevano mai i capelli ma sempre dei tessuti come quando descrive la veste di Scipione in “Detti dei Romani” parlando di “kata tes kephales echon himation”, parlando di una “veste sul capo”. Se guardiamo a testi patristici del II secolo, come il Pastore di Erma in Visioni 4,2,1 leggiamo “una vergine vestita…velata fino alla fronte, il suo copricapo (katakalupsis) consisteva in un turbante e i suoi capelli erano bianchi”, il termine si riferisce sempre ad un tessuto che copre i capelli. A questa evidenza linguistica e culturale del tempo si aggiunge anche la percezione e tradizione della Lettera di Paolo all’interno della chiesa, il velo fino allo secolo scorso si è sempre portato, ne danno testimonianza gli scritti (vedi ad es. Tertulliano e Clemente Alessandrino) e le raffigurazioni che troviamo fin dal II secolo d.C. nelle catacombe.

    Velo solo per le donne

    sposate, non tutte”; “Oggi basta l’anello nuziale” I termine tradotti con “uomo” e “donna” (anèr e ghiné) sono effettivamente dei termini traducibili anche con “moglie e marito”, utilizzati da Paolo ad esempio in Efesini 5. Interpretare la questione del velo al solo aspetto della coppia matrimoniale è a mio avviso riduttivo. Le motivazioni spirituali di Paolo risulterebbero sminuite infatti ogni uomo rappresenta l’immagine e la gloria di Dio, anche quello non sposato, come ogni donna è “gloria dell’uomo” nel suo essere donna. Quando poi parliamo del “segno di autorità” questo ha senso non solo per le donne sposate ma anche per le figlie non sposate, essendo sotto autorità del padre, quindi la questione si riduce e risulta “incompleta”. Questo tipo di interpretazione vuole sposare l’idea che il simbolo del velo sia oramai superato e che sia sufficiente la “fede nuziale” simbolo attinente alla nostra cultura odierna. L’anello nuziale però simboleggia la promessa e l’appartenenza del marito alla moglie e viceversa, non esprime nulla di tutti i significati simbolici che il capo scoperto e coperto hanno e che sono stati sopra descritti, non può esserne quindi il sostituto.

    Brevi nozioni Culturali

    La cattiva fama di Corinto

    La città era nota per la sua immoralità sessuale, detti come “corinziare” significavano “fornicare” e una “ragazza di Corinto” si riferiva a una prostituta. Corinto aveva un passato molto legato alla sessualità, infatti fino al 146 a.C. servendo Afrodite erano normali l’uso di rituali sessuali nei quali si dedicava il proprio corpo in suo onore, detta “prostituzione sacra”.1 Quindi non era strano che Paolo si trovasse a lottare contro principi di “mescolanza” di identità sessuale e ruolo.

    Capelli e Copricapi

    nel I secolo Sull’uso dei capelli e di copricapi tra i Romani e Greci nel I secolo è indicativa questa citazione di Plutarco (46-127 d.C.), parlando “al contrario” a proposito del lutto e una frase di Epitteto (50-130 d.C.) che si riflettono nei ragionamenti di Paolo: “Perché i figli si coprono la testa quando accompagnano i genitori alla tomba, mentre le figlie vanno con la testa scoperta e i capelli sciolti?... È che l’insolito è proprio del lutto, è norma che le donne escano in pubblico con il capo coperto e gli uomini con il capo scoperto? Così in Grecia, quando capita una disgrazia, le donne di tagliano i capelli e gli uomini li lasciano crescere, perché è… normale che gli uomini si taglino i capelli e che le donne se li lascino crescere” (267 a-b) “Non ha distinto la natura mediante i capelli l’uomo dalla donna?” (Disserzioni 1,16,10) Presso i romani le donne erano tenute a coltivare la modestia per essere rispettate, mostrando sottomissione con l’uso di un copricapo 2, per una moglie portare il capo scoperto era simbolo di emancipazione e adulterio dal marito. Famoso in merito l’episodio in cui Gallo, generale dell’imperatore Augusto, ripudiò la moglie poiché era uscita di casa senza copricapo. Presso gli Assiri le prostitute, le schiave e le donne non maritate non avevano il diritto di velarsi, il velo era quindi un copricapo di onore e status sociale. In Mesopotamia le donne che si mostravano in pubblico a capo scoperto venivano condannate al taglio delle orecchie o al versamento della pece bollente sulla testa. Per gli ebrei era normale che le donne portassero i capelli lunghi (Gv 11:2) considerandoli espressione di bellezza (Can 7:5), solo in caso si lutto o cordoglio li tagliavano (Is 3:24). Gli uomini non portavano i capelli lunghi ma si lasciavano crescere la barba (Lv 19:27; Ger 9:25; 49:23), con i capelli corti (Ez. 44:20). I capelli lunghi li portavano in caso di lutto o dolore (2Sam 19:24) e si coprivano il capo in segno di umiltà (2Sam 15:30, Ger 14:2-4). L’uso della Kippah, il tradizionale copricapo adottato dagli ebrei ortodossi sembra sia stato introdotto nel IV secolo d.C. Nonostante questo c’erano delle eccezioni come nel caso dei Nazirei, di Absalom, Sansone etc. e presso i sacerdoti era uso invece coprirsi (Le 16:4), forse il velo figurava la copertura che la Legge ancora aveva a dispetto della rivelazione di Cristo, che ricorda il velo di Mosè e la cortina del tempio che si squarciò in due.

    Velo e Burka e simili

    La Bibbia parla di copricapo, non di qualcosa che copre il viso e lo fa nel contesto del culto per i suoi significati simbolici, non nella sfera quotidiana e sociale di ogni giorno.
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    Ciao benvenuta Iabes, io sono Alessandro
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    Amen 😊
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    NON RIGETTARE LA TUA CROCE

    Non rigettare la croce, amala.
    Nella croce c'è la potenza di Dio. Nell'ingiustizia della sofferenza c'è il potenziale della vita. Dio può trasformare la tua vita attraverso di esso, rendere vita a te e agli altri quando la porti. Quando le persone toccheranno la tua vita, la tua croce riceveranno vita, la stessa che sgorga in te. Come fai ad essere una fonte di vita? Quando ami la croce, quando hai in te i sentimenti di Cristo che da giusto trasformò un ingiustizia in un sacrificio di amore. Noi siamo vivi perché abbiamo guardato dentro le sue piaghe. Non rigettare la tua croce, segui il tuo Signore, perché ti precede, non ribellarti perché la vita è più di quel che ti è visibile adesso agl'occhi, dietro la croce c'è la strada della vita eterna. Dietro la comunione delle sofferenze, dietro lo spirito mansueto, dietro la scelta di amare e dire amen all'amore che Dio sa trarre attraverso le nostre sofferenze c'è Cristo. Afferra Cristo Gesù, vuoi il cielo? Ecco la mano forata di Gesù che si apre verso di te per chiederti di seguirlo. Il mondo è vanità, se Dio ha permesso un dolore, prendilo e rendilo uno strumento di comunione con chi ha sofferto come te, prendilo e rendilo uno strumento di perdono, di misericordia, rivestiti dei sentimenti di Cristo e avrai luce, vittoria, troverai il senso che cerchi. Dio moltiplicherà, questa è la potenza della croce che agisce in te, su di te si cala il mantello della gloria e sulla vita degl'altri la benedizione di Dio, oggi le persone hanno bisogno di vedere Cristo. Gesù sa che è difficile, sudava davanti al suo calice ma per fede guardò oltre, vide te. Sei stato amato grandemente e oggi ti chiede di amare. Non chiuderti nel tuo rifiuto, nella tua ribellione, apri i tuoi occhi e cerca di ben capire quale sia la strada che Dio ha preparato per te, quali persone devi raggiungere con il tuo dolore e forse non hai idea delle benedizioni che seguiranno questa decisione e volontà, perché Dio onora quelli che lo onorano e sa fare Aldilà di quanto anche solo speriamo.
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    Da ascoltare ♥️
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    Amen!
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    😅
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    De nada :)
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    Ciao Noemi benvenuta 😊
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    *Perché restare soli?*

    Gv 12:24 _In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto_

    Talvolta la solitudine è la conseguenza delle ragioni che ci trattengono dal fare la volontà del Padre.

    Siamo tratti dalla perdizione del mondo, redenti e posti dal Signore in terreni particolari nei quali Dio desidera che portiamo molto frutto, facendo spazio intorno a noi.

    Un frutto che passa per la croce, che passa dall'abbandono di sé stessi per amare come siamo stati amati e dare quanto abbiamo ricevuto: "Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro".
    È qui che si incontra il prossimo, è qui che vediamo progredire il nostro cammino con Dio, è qui che non ci sentiamo più soli.

    Perché Dio è con noi nel dare e l'amore che ci attraversa rende visibili ai nostri cuori tante persone, Dio mette sul nostro cammino nuove fonti di benedizione.
    È l'egoismo che ci rende soli, quel seme che non muore perché trattiene, ma rimane senza frutto, senza gioia.
    Porterai molto frutto se lascerai il tuo ragionare intorno al tuo rendiconto, godrai molto frutto se abbandonerai il tuo cuore alla volontà di Dio per la tua vita e sarai felice.
    Dio ha pensieri di pace e non di male verso di noi, per darci un avvenire e una speranza, abbiamo solo bisogno di amare la Sua volontà, di dire Amen.
    Si, chi ama per primo forse soffre di più ma gioisce anche più degl'altri, se hai lasciato andare Gesù avanti e ti sei arenato con il tuo ragionare torna a segurie il Signore. "là dove sono io, sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l'onorerà".

    Che Dio ci benedica ❤️.
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    Wow
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