Nuovo Testamento: fonte, canone, testo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Founder
    Posts
    7,515
    Location
    la città della Bora....

    Status
    Offline

    IL NUOVO TESTAMENTO

    La Bibbia

    Il “Nuovo Testamento” è inserito nella “Bibbia”, la parola Bibbia deriva dal termine greco “biblios” che era il nome della città fenicia dalla quale venivano esportato in Grecia i papiri. Con il tempo “biblios” assunse il significato di “ciò che si scriveva sul papiro” o su altro materiale da scrittura, oggi viene tradotto con il termine “libri”. La Bibbia infatti è un insieme di libri per i cristiani suddivisa in due parti comunemente detti Antico Testamento (oppure Vecchio Testamento e Primo Patto) e Nuovo Testamento (o Nuovo Patto). Testamento significa “patto, alleanza” (2Corinzi 3:13,14; 2Corinzi 3:6, Ebrei 8:13) i due testamenti infatti descrivono al loro interno insieme ad altri avvenimenti i patti che Dio ha stretto con gli uomini, riferendosi in modo particolare al patto stretto tra Dio e Israele sul Sinai e da Gesù nell’ultima cena.
    La composizione della Bibbia è considerata dai credenti come un opera guidata dallo Spirito Santo e perciò degna di fede. I testi che compongono il Nuovo Testamento, come dell’Antico sono anch’essi considerati ispirati dallo Spirito Santo (1Gio 1:1-4, 2Pietro 2:14-16, Gal 1:11-12, Efe 2:20, Ap. 21:14), poiché agli apostoli è stato affidato, nella preconoscenza di Dio, la rivelazione della nuova alleanza fondata su Cristo per tutti gli uomini. I libri che compongono il Nuovo Testamento e che approfondiremo successivamente sono in totale 27: I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, gli Atti degli Apostoli, la lettera ai Romani, la 1° e 2° lettera ai Corinzi, la lettera ai Galati, la lettera agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, la 1° e la 2° lettera ai Tessalonicesi, la 1° e la 2° lettera a Timoteo, la lettera a Tito, la lettera agli Ebrei, la lettera di Giacomo, la 1° e 2° lettera di Pietro, la 1°, 2°, 3° lettera di Giovanni, la lettera di Giuda e Apocalisse.

    La Lingua del Nuovo Testamento


    I testi del Nuovo Testamento sono scritti in greco, una lingua che si radicò nelle regione del Mediterraneo in seguito alle conquiste del IV secolo a.C da parte di Alessandro Magno. Gli ebrei, salvo per gli scribi e forse per le funzioni liturgiche, in molte regioni avevano perlopiù cessato di parlare l’ebraico e avevano imparato questa nuova lingua pur tramandando le proprie tradizioni di fede. Fu a causa di ciò che si resero necessarie le prime versioni della Scrittura in greco, la più famosa e diffusa è quella “dei Settanta”, abbreviata LXX, conosciuta anche con il nome di Septuaginta fu redatta in Egitto intorno al III secolo a.C.. Mentre in Israele oltre al greco era particolarmente diffuso l’aramaico, da qui le versioni della Scrittura aramaiche conosciute come Targum. Il greco “comune” del Nuovo Testamento usato e parlato nella strade è conosciuto come “koiné”, che era la lingua franca dell’est dell’impero romano. La lingua greca nei secoli aveva visto diverse evoluzioni e applicazioni, il koinè del Nuovo Testamento si distingue ad esempio da quello utilizzato nel V secolo a.C. o da quello usato nella poesia. All’interno del Nuovo Testamento gli scritti presentano un diverso livello letterario che lo studioso del NT Daniel B. Wallace suddivide così:

    Classe di greco “Semitico/Volgare”: Il Vangelo di Giovanni, 1°, 2°, 3°, lettera di Giovanni, Apocalisse, Vangelo di Marco e 2° lettera di Pietro

    Classe di greco “Conversazionale”: Il Vangelo di Matteo e le Lettere di Paolo

    Classe di “Koinè Letterario”: Il Vangelo di Luca, Atti degli Apostoli, le lettere di Giacomo, Giuda e Ebrei, la 1° lettera di Pietro, 1° e 2 lettera a Timoteo e la lettera a Tito

    All’interno degli scritti neotestamentari ci sono alcune parole semitiche traslitterate in Greco, come Abba oppure Osanna e sebbene i testi del NT sono stati trascritti in greco sembra che alcune “fonti” di cui si sono serviti gli autori dei vangeli in origine fossero scritti in una lingua semitica quale l’aramaico o l’ebraico mishnico (ad esempio la Benedizione di Zaccaria e la preghiera detta del Padre Nostro), queste fonti una volta raccolte sarebbero state solo successivamente tradotte. Nel Nuovo Testamento vi sono anche alcuni latinismi, una trentina in tutto (tra cui “denaro, centurione, legione, colonia” ecc..) e alcune parole di varia origine (per esempio “paradiso” è di origine persiana).

    I materiali su cui furono trascritti i testi


    I materiali con i quali furono scritti i vangeli e lettere erano pergamene (2Timoteo 4:13) di pelle di animali trattate (la parola “pergamena” deriva da Pergamo, la città dove fu inventata) o su carta ricavata dalla pianta di papiro o da una corteccia di giunco che crescevano lungo i fiumi (2Giovanni 1:12). I più importanti manoscritti a noi pervenuti sono di pergamena perché il papiro si deteriora presto se esposto all’umidità. Il clima è il motivo per il quale la maggior parte dei papiri a noi pervenuti provengono dall’Egitto, dai deserti, presso Ercolano, ossia da ambienti asciutti.
    I primi manoscritti erano in forma di rotolo, come lo sono tuttora le copie della Torah nelle sinagoghe (Luca 4:20), una testimonianza di questo uso per i testi del Nuovo Testamento lo abbiamo da un testo apocrifo detto gli “Atti di Pietro” dove si parla di un Vangelo letto e arrotolato dall’apostolo. Verso la fine dell’età apostolica, agli inizi del II secolo secondo gli studiosi si iniziarono a mettere insieme i vari fogli di papiro come un libro formando così quelli che sono chiamati i “codex”, dal latino “caudex” (tronco d’albero). L’insieme dei papiri, delle pergamene e dei codex compongono le fonti da cui ricaviamo il testo base greco del Nuovo Testamento.

    Le Fonti del testo

    Come per qualsiasi opera classica non possediamo gli “originali” degli scritti neotestamentari ma possediamo una quantità straordinaria di manoscritti che ne attestano l’integrità, si tratta della più vasta documentazione esistente relativa ad uno scritto dell’antichità. Abbiamo oltre 5745 manoscritti in greco di cui:118 papiri (redatti tra il II-V secolo d.C.),317 codici onciali, scritti con lettere maiuscole (scritti tra il IV-X secolo d.C.)2877 codici minuscoli, scritti con lettere minuscole e grafia normale (composti tra il X-XVI secolo d.C.)2433 lezionari, raccolta di libri ad uso liturgicoOltre a questi tra i 16.000-18.000 scritti nelle varie versioni in latino (Vetus, Vulgata) ed altre lingue come quella siriaca (Diatessàron e Peschitta) e possediamo una larghissima testimonianza e citazione dei passi neotestamentari presenti negli scritti di quelli che sono chiamati i “Padri della chiesa” databili tra il II e il V secolo d.C., tale nel loro insieme da citare tutto il Nuovo Testamento. Il frammento di papiro più antico, il P52 contenente alcuni passi del vangelo di Giovanni, risale al 125 d.C., ossia a meno di 50 anni di distanza rispetto alle date che sono state ipotizzate per la trascrizione del testo originale.E’ da queste fonti che oggi ricaviamo il “testo originario” che è l’oggetto di ricerca della critica neotestamentaria.Nel confronto tra i diversi testimoni sono state individuate principalmente 4 famiglie di tipo testuale, chiamate di tipo: alessandrino, occidentale, cesariense e bizantino.Quello di cui si tiene più considerazione oggi è il tipo testuale “alessandrino” presente nella maggior parte dei documenti più antichi che presenta un testo più breve.In passato quando non c’era lo studio della critica testuale i manoscritti di tipo bizantino erano i più utilizzati, da questi nasce famoso “Textus Receptus” di Erasmo o “testo maggioritario” che racchiude le lezioni più frequenti tra tutti i manoscritti senza tener conto della loro antichità. Come detto oggi si ritiene più vicino all’originale i testi di tipo “alessandrino” inoltre rispetto ai traduttori antichi siamo in possesso di molti più manuali. In ogni caso il testo tra i vari tipi testuali concorda per l’88% e di tutto il testo solo lo 0,1% presenta delle significative variazioni di senso nelle frasi e che di questo 0,1% (circa 200 frasi) non viene discussa nemmeno una delle dottrine contenute nella Parola di Dio. Il testo di riferimento greco usato per le traduzioni del nuovo testamento oggi è il “Novum Testamentum Graece” di Nestle-Aland arrivato alla 28° edizione, uno dei suoi curatori Kurt Aland riferisce che le lezioni presumibilmente originarie del testo del Nuovo Testamento sono state accertate a parere unanime fra tutti i critici nel 78% dei casi. Ecco un elenco dei Manoscritti greci più importanti:


    1. Codez Vaticanus (B, pergamena).Si trova a Roma nella Biblioteca Vaticana. E’ del 4° secolo. Non è completo. Della lettera agli ebrei manca il brano da 9:14 alla fine, mancano anche le lettere pastorali di Filemone e l’Apocalisse. Questo documento contiene anche l’Antico Testamento in Greco.

    2. Codex Sinaitico.Scoperto nel Monastero di S. Caterina che si trova sul Monte Sinai. Si trova ora al British Museum, Secondo Tischendorf, questo codice è del 331 d.C.

    3.Codez Alexandrinus.Si trova nel British Museum, appartiene al 5° secolo ed è abbastanza completo (contiene l’Apocalisse).

    4.Codez Ephraemi Rescriptus.Si trova a Parigi, è del 5° secolo.

    5. Codex Bezae.Si trova a Cambridge in Inghilterra, appartiene al 5° o 6° secolo. Contiene i Vangeli e gli Atti e oltre al testo greco ha a fronte una versione latina.

    6.Waschington Codex.Si trova a Waschington, appartiene al 4° o 5° secolo, contiene i Vangeli e un’aggiunta a Marco 16:14.

    7. I papiri di Chester Beatty.Furono acquistati in Egitto dal Sig.Beatty nel 1931. Appartengono al 3° secolo, sono a forma di Codex.

    8.Altri papiri.P52, papiro di Egerton 2, Papiri di Bodmer, P66, P75.

    Edited by ^Alessandro^ - 24/12/2017, 18:02
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Founder
    Posts
    7,515
    Location
    la città della Bora....

    Status
    Offline

    Il canone del Nuovo Testamento


    Nella difesa e nella base della fede è molto importante conservare e tramandare i testi che sono stati ispirati da Dio che definiamo Scrittura per potervi attingere la sapienza e la conoscenza di Dio. L’insieme di questi testi costituisce quello che viene definito “canone” (da “canon”, ossia canna, utilizzata per misurare, regolare). Come cristiani noi conserviamo due canoni, quello dell’Antico Testamento e quello del Nuovo Testamento, in questo approfondimento tratteremo quest’ultimo. Va precisato che nessuno dei libri e delle lettere che costituiscono il Nuovo Testamento fu scritto con il pretesto o il pensiero di divenire un testo canonico, ma tutti furono scritti secondo la necessità del momento sospinti dallo Spirito Santo, fa eccezione l’Apocalisse di Giovanni che si presenta con un carattere di santità. L’intento di raccogliere i testi in un unico volume e canone fu una aspirazione successiva. La storia dell’adozione dei 27 libri che compongono il Nuovo Testamento va di pari passo con la storia e l’evoluzione della chiesa.

    0-Il Vangelo di Gesù (30-33 d.C. circa)


    Gesù sorge come l’adempimento delle promesse fatte a Israele e il compimento della salvezza per tutta l’umanità, adempie la prima parte del proprio mandato e promette di ritornare dal cielo al quale ascende dopo la risurrezione per la finale restaurazione di tutte le cose. Nel tempo del suo mandato egli rivela e insegna tutte le cose che il Padre gli dice e fa tutte le cose che il Padre gli indica (Gio 5:17-23, 36; 12:49-50). Quindi Gesù annuncia il Vangelo e vive il Vangelo, poiché Egli incarna il Vangelo e tra le ultime cose che fa suggella gli apostoli con queste parole: “Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando voi” (Gio 20:21).

    1-Torah e insegnamento orale degli apostoli (33-38 d.C. circa)


    In principio la chiesa, quella che si riuniva intorno agli apostoli e non quella che era già preconosciuta da Dio (Atti 10:1), era composta unicamente da ebrei che avevano creduto in Gesù quale Salvatore e Messia, i gentili non ne facevano parte (Atti 10:28, 11:18-19). Era formata da ebrei nati in Israele e fuori da Israele (Atti 6:1), provenienti dalla diaspora. Questi si riunivano ogni giorno al tempio (Atti 2:46) e nelle case basando il proprio insegnamento:
    Sulla Scrittura dell’Antico Testamento (Atti 2:14-36) e,
    sull’insegnamento orale degli apostoli (2:42)
    I dodici erano stati incaricati da Gesù nel fare discepoli “insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (Matteo 28:20) ed erano il riferimento principale di tutta la chiesa: “Per i primissimi cristiani i dodici rappresentano “il canone”, cioè il metro di riferimento, il modello per mezzo del quale si poteva stabilire, finché essi vissero, l’autenticità del messaggio cristiano” C.F.D. Moule.
    Probabilmente già in questo tempo qualche credente o ammiratore di Gesù iniziò a salvare per iscritto brevemente qualche “detto” o qualche “episodio” relativo al nazareno nella propria lingua comune ossia l’aramaico o il greco.

    2-Chiesa aperta ai gentili e Redazione delle lettere e dei Vangeli (38-70 dC)


    Dopo la persecuzione dei cristiani quanti erano dispersi da Gerusalemme iniziarono ad annunziare la Parola anche ai gentili (Atti 11:19), è in questo tempo che i discepoli diffondono il Vangelo in Siria, nell’Asia Minore, in Africa, in Arabia, in Italia e in molti altri paesi.
    In questo periodo si compongono le prime lettere pastorali (dette così perché avevano il fine di curare e incoraggiare i credenti), la prima lettera canonica che è stata scritta è considerata quella di Giacomo (redatta probabilmente tra la diaspora e la conferenza di Gerusalemme) cioè tra il 44 e il 49 dC (in essa c’è traccia dell’insegnamento “orale” di Gesù vedi Gc 5:12 e Mat 5:34-37). Da altri studiosi è invece considerata quella di Paolo ai Tessalonicesi (50-51 dC) alle quali nel corso di circa 15 anni si aggiunsero tutte le altre. In questo arco di tempo fino al 70 dC (quando il generale Tito distrusse il tempio) si colloca la composizione anche delle lettere di Pietro e Giuda.
    Secondo la “tradizione” (ossia secondo la testimonianza dei “padri della chiesa”) il primo vangelo canonico scritto fu quello di Matteo, che originariamente raccolse i detti di Gesù in ebraico/aramaico (cfr. Papia in Hist. Eccl. III, 39, 15-16 “Matteo dunque ha messo in orgine i detti, in lingue ebraica; ognuno li interpretò come poteva”) e solo dopo compose il Vangelo, si stima che possa essere stato scritto intorno al 50 dC, lo stesso sarebbe stato poi tradotto da Matteo in greco prima di partire lontano da Israele su richiesta di Bartolomeo. La versione ebraica detta “vangelo degli ebrei” fu poi modificata e manomessa dalle varie correnti ebraiche secondo i loro criteri. Secondo per ordine fu quello di Luca, si dice infatti che i primi vangeli furono quelli contenenti le genealogie (cfr Clemente di Alessandria in Hist.eccl. VI, 14, 5) questo Vangelo è databile intorno al 62 dC perché scritto vicino al libro degl’Atti degli apostoli dove non si parla del martirio di Paolo. Terzo per ordine fu scritto il Vangelo di Marco, sembra a Roma, su richiesta di quanti ascoltavano Pietro, che chiesero all’evangelista di raccogliere i detti di Gesù predicati dall’apostolo intorno al 66.
    Secondo gli studiosi invece furono redatti tutti e tre a ridosso dell’anno 70 perché interpretano la profezia di Gesù su Gerusalemme come un “ex-eventu”, ma la profezia di Gesù riguarda un tempo futuro dove verrà eretta l’abominazione della desolazione come descritto anche in Apocalisse e non è quindi aderente alla distruzione del tempio del 70. Alcuni semitismi del testo e la prova congiunta della redazione di Luca-Atti fanno intendere che la stesura dev’essere stata precedente o che quantomeno molti detti di Gesù furono trascritti precedentemente.
    Sicuramente come ci riferisce Luca in tanti iniziarono a raccogliere le testimonianze relative a Gesù “molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e divennero ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall’origine di scrivertene per ordine” Luca 1:1-3. La necessità di “ordinare una narrazione” implica che fossero presenti diverse fonti sparse di fatti e detti relativi alla vita di Gesù che necessitavano di essere raccolti e ordinati, insieme alla testimonianze orale dei suoi “compagni di viaggio” e che in diversi si erano proposti di farlo, tra i quali Luca. Da qui si spiegano la nascita di vari vangeli apocrifi che sono perlopiù dipendenti e posteriori ai canonici, avvolte romanzati o comunque non riconosciuti ad esempio il Vangelo di Tommaso, che dipende dai canonici, contiene dei detti ordinati in modo teologico per sostenere lo gnosticismo.
    Diversamente dalla “tradizione” la maggior parte degli studiosi ritiene che Marco attraverso diverse fonti orali e scritte compose per primo il proprio Vangelo. Matteo e Luca invece basandosi sul vangelo di Marco e da un collezione di detti definita “fonte Q”, insieme a tradizione peculiari dei due, stesero i vangeli che portano il loro nome. In ogni caso la conoscenza e la relazione dei vangeli sinottici è evidente.

    (2) Diffusione delle lettere dei Vangeli nelle chiese

    Le lettere di Paolo furono presto ritenute ispirate, fatte circolare e date da leggere alle varie chiese (Col. 4:16), tanto che l’apostolo Pietro intorno al 68 dC le eleva al livello delle Sacre Scritture (2Pietro 3:14-16). Confermato anche da Clemente di Roma che citando una lettera paolina dice che è “ispirata dallo Spirito Santo” (94 dC circa). Mentre le lettere di Giacomo, Giuda e Pietro non ebbero la medesima diffusione delle lettere di Paolo. Del Vangelo di Luca circa due anni dopo Paolo sembra farne riferimento come a Scrittura (1Timoteo 5:18). In questo periodo circolavano tra le chiese anche false lettere (2Tessalonicesi 2:1) e anche altri testi antichi che non erano riconosciuti come ispirati dalla corrente ebraica del tempio (quella farisea). Ne è un esempio la lettera di Giuda che cita l’Assunzione di Mosé e 1Enoch, testi che quantomeno non avevano una valenza liturgica. Tra gli apostoli in ogni caso c’era accordo sull’insegnamento come dimostrano il Concilio di Gerusalemme (49-51 dC) e le testimonianze da essi lasciate (Galati 2: 9, 2Pietro 3:14-16).

    3-Gli scritti dell’apostolo Giovanni (70-100 dC)

    È verso la fine del I secolo che si stima la redazione del vangelo dell’Apostolo Giovanni, le sue lettere e l’Apocalisse, tra il 90 e il 96 dC. In questo periodo i tre Vangeli ebbero una grande diffusione e riconoscimento tra le chiese, Giovanni secondo la tradizione li approvava e continuava a fare una vibrante predicazione orale. Fu sotto richiesta dei credenti che egli iniziò a scrivere il suo vangelo, per completare il racconto non esposto dagl’altri evangelisti, ciò che accadde prima del suo arresto. Anche per gli storico/critici di oggi Il Vangelo di Giovanni è l’ultimo dei quattro e per gran parte di essi indipendente dai sinottici. Il testo di Apocalisse testimonia la lode per la preservazione di una testimonianza viva della parola di Gesù: “hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome” (Ap. 3:8) e della testimonianza scritta “Beato chi legge e beati quelli che ascoltano”, “Se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua pare dell’albero della vita” (Ap. 1:3; 22:19). Anche in questo periodo circolavano lettere pseudo-epigrafe, falsi vangeli etc. orientati sul non riconoscere la divinità o la natura umana di Gesù, di stampo gnostico e “giudeo-cristiano”.

    4-Primi Canoni, archivi e tradizioni locali delle chiese (100-200 dC)

    In questo periodo postapostolico nelle chiese si conservavano le lettere negli archivi (108 dC vedi le Lettere alla chiesa di Filadelfia e agli Efesini di Ignazio d’Antiochia), ed erano riconosciuti generalmente i vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni (cfr Papia, Taziano in Siria o Ireneo in Gallia) e le lettere paoline. I più facoltosi avevano una propria raccolta di libri (martiri di Scilli 180 dC ). Durante le riunioni nella chiesa si leggevano la “Legge, i profeti, le memorie degli apostoli e i detti del Signore” (Giustino il martire) oltre alle lettere pastorali che continuavano a girare tra le varie chiese come ad esempio le lettere di Clemente, di Ignazio e di Policarpo quali successori designati dagli apostoli per la cura della chiesa, insieme ad altri anziani dei quali non ci sono pervenuti testi scritti. Ancora in questa prima parte del II secolo l’ispirazione della parola orale è importante, come possiamo leggere dalla Lettera a Dogneto XI, 7 (150 d.C.) “Il verbo dice per mezzo di quelli che vuole, quando vuole”.
    L’insegnamento intorno alla metà del II secolo è quindi basato su:

    -La Scrittura dell’Antico Testamento

    -I testi evangelici ed apostolici

    -La predicazione “ispirata” che come aveva caratterizzato gli apostoli così proseguiva in seno alla chiesa

    -Le lettere dei vescovi e di uomini riconosciuti degni di fede
    Alcune letture di matrice ebraica

    In questo periodo ritroviamo le prime testimonianze della formazione di un canone. Melitone (150-190) parla di un Antico Testamento, dicendo implicitamente che ne esiste uno Nuovo, Tertulliano (195-213) parla di Nuovo Testamento composto da libri evangelici ed apostolici. Una testimonianza con elencati i testi che ne facevano parte è il famoso Canone muratoriano, databile tra il 150-157 dC in esso sono considerati canoniche le 13 lettere di Paolo (escludendo altre spacciate come sue), i 4 vangeli, gli Atti degli apostoli, Giuda, due lettere di Giovanni e Apocalisse (dibattuta l’ Apocalisse di Pietro).
    Verso la fine del II secolo con la scomparsa della generazione apostolica e post-apostolica si sentì sempre più forte la necessità di “cristallizzare” i documenti della propria fede, stabilendo in modo più chiaro i principi apostolici per far fronte a falsi insegnamenti. Dall’altra parte un eccessivo rigore e marcate forme di liturgia portò alla nascita di movimenti di reazione in seno alla chiesa che volevano proseguire la linea carismatica, portando a risultati talvolta “poco bilanciati” (cfr. carafrigismo).

    Se da una parte la tetrade gli Atti e alcune lettere erano universalmente riconosciute, altri testi erano dibattuti e discussi. Alcuni letti e considerati ispirati in alcune chiese mentre in altri considerati non buoni, ne sono esempio l’Apocalisse di Pietro, il Pastore di Erma e la pseudo lettera di Barnaba. Così di altri testi che per datazione avrebbero dovuto far parte dell’Antico Testamento se ritenuti sacri quali Enoch, Giuditta etc. Le chiese intorno alla fine del II secolo infatti iniziavano ad avere una propria tradizione locale (Israele, Asia, Italia, Africa etc), erano sorelle ma conservavano tra loro alcune differenze, vi erano delle distinzioni relative alla tradizione come ad esempio sulla paternità della lettera agli Ebrei, da alcuni attribuita a Paolo e da altri no o la celebrazione pasquale e il riconoscimento e diffusione di alcuni testi, ad esempio Apocalisse essendo strumentalizzata da gruppi poco ortodossi venne vista con sospetto in alcune aree.

    5-Stabilizzazione del canone corto (200-400 dC)

    Tra il III e il IV secolo la situazione riguardo ai testi si mantenne simile, una panoramica storica interessante ce la da Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica intorno al 325 dC, nella quale espone un canone più o meno generale di tutta la chiesa:
    “A questo punto ci pare giusto riepilogare gli scritti del Nuovo Testamento fin qui citati. In primo luogo è doveroso elencare la santa tetrade dei Vangeli, cui segue il libro degli Atti degli apostoli. Vanno poi annoverate anche le Lettere di Paolo e, subito dopo, la prima attribuita a Giovanni, come pure si deve confermare la prima lettera di Pietro. Bisogna poi aggiungere, se parrà opportuno, l'Apocalisse di Giovanni, di cui esporremo a tempo debito i giudizi relativi. I suddetti vanno tra i libri riconosciuti autentici. Tra quelli discussi, ma tuttavia noti ai più, vi sono la lettera detta di Giacomo, quella di Giuda, la seconda di Pietro e le cosiddette seconda e terza di Giovanni, siano esse attribuite all'evangelista o a un altro, suo omonimo. Tra gli spuri si elenchino invece il libro degli Atti di Paolo, il cosiddetto Pastore, e l'Apocalisse di Pietro, oltre alla lettera attribuita a Barnaba, all'opera chiamata Didaché degli apostoli e, come ho già detto, all'Apocalisse di Giovanni, se lo si riterrà opportuno: alcuni, ripeto, la respingono, mentre altri la comprendono fra i testi indiscussi. Tra questi ultimi alcuni hanno anche catalogato il Vangelo secondo gli Ebrei, che piace soprattutto a quegli Ebrei che hanno accolto la dottrina di Cristo. Tutti i suddetti sarebbero quindi fra i testi discussi; abbiamo però ritenuto necessario farne l'elenco separando le Scritture che, secondo la tradizione ecclesiastica, sono vere, autentiche e indiscusse, da quelle non testamentarie e discusse, ma tuttavia note alla maggior parte degli autori ecclesiastici. Avremo così modo di distinguere questi stessi testi da quelli che sono presentati dagli eretici con il nome degli apostoli, come comprendenti, cioè, i Vangeli di Pietro, Tommaso, Mattia ed altri ancora, gli Atti di Andrea, di Giovanni e degli altri apostoli, che nessuno di coloro che si succedettero nell'ortodossia considerò mai degni di menzione in alcuna delle loro opere.”

    Nel corso del IV secolo troviamo diversi “canoni personali” secondo il criterio degli apologeti che designavano quali libri secondo loro avevano “autorità” e traccia dei diversi canoni stabiliti nei vari Sinodi provinciali.
    Il primo elenco completo dei 27 libri del Nuovo Testamento, così come lo conosciamo lo si deve ad uno scritto del vescovo Atanasio di Alessandria nel 367, che ammetteva la Didaché e Erma nella catechesi ma non nelle liturgie ufficiali, si tratta di un differenza rilevante. È nel 393 che ad Ippona avviene il primo concilio documentato volto a stabilire il canone occidentale della chiesa, seguito da quelli di Cartagine nel 397 e 419 dC, questo è il sommario letto nel primo concilio di Cartagine per quanto concerne i libri del Nuovo Testamento:
    “Oltre alle Scritture canoniche nulla dev’essere letto sotto il nome di divine Scritture. […] Del Nuovo Testamento quattro libri di Evangeli, un libro di Atti degli apostoli, tredici lettere di Paolo, una del medesimo agli Ebrei, due di Pietro, tre di Giovanni, una di Giacomo, una di Giuda, l’Apocalisse di Giovanni”.

    I principi che stabilirono la scelta dei libri da considerare ispirati furono:

    -L’apostolicità: ossia se i testi erano stati scritti direttamente dagli apostoli o da loro diretti collaboratori,

    -La tradizione: ossia l’uso verificato dei testi nelle chiese più antiche,

    -Il contenuto: se rispecchiava l’insegnamento comune tra le chiese e vi riconoscevano

    La diffusione tra le varie chiese

    Di questo secolo possediamo la testimonianza scritta dei Codex Sinaitico e Vaticano. Questi codici contengono tutti i libri che oggi riconosciamo come Nuovo Testamento, nel primo dei due però troviamo inseriti anche il Pastore di Erma e Pseudo Barnaba.
    Per un elenco ufficiale del canone neotestamentario bisognerà aspettare il XVI secolo, ma questo sarà volto solo a definire un consenso generale che era già diffuso da più di un millennio nella chiesa.

    Considerazioni finali:

    Possiamo dire che l’ufficiale canonizzazione del Nuovo Testamento avvenne tardamente e in modo fluttuante, ma gli scritti che oggi consideriamo ispirati furono per la gran parte (21 su 27) accolti da subito come tali da tutte le chiese già entro il I secolo. Fanno eccezione 2Pietro, Giuda, Giacomo, 2-3 Giovanni e Apocalisse che non erano conosciuti o riconosciuti da tutte. Apocalisse fu prima accolta in Asia e Siria (cfr. Papia) ma poi messa in discussione perché strumentalizzata da movimenti ritenuti poco ortodossi, le lettera di Giuda e Giacomo furono probabilmente poco diffuse tra le chiese di origine gentile paolina perché scritte in Giudea , mentre le lettere di Giovanni furono diffuse tardivamente per il loro breve contenuto. Testi che ricevettero la stima generale con il passare degl’anni. Tra le chiese erano comunque diffusi altri testi, da alcuni ritenuti ispirati, da altri ritenuti semplicemente utili, da certi non buoni e che infine vennero scartati. Importante è cogliere che in principio il fondamento della chiesa si basava sull’insegnamento orale apostolico, la necessità di un canone fu successiva ed è stata dovuta anche al fatto che la chiesa primitiva pensava che il ritorno di Gesù fosse imminente.

    Edited by ^Alessandro^ - 24/12/2017, 18:12
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Utente del forum
    Posts
    1,456
    Location
    cristiano valdese a cui interessano anche le interpretazioni Ebraiche della Bibbia Ebraica.,Mishnah

    Status
    Offline
    Molto interessante.
    Grazie.
    Sandro_48
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Founder
    Posts
    7,515
    Location
    la città della Bora....

    Status
    Offline
    Ampliato :)
     
    .
3 replies since 27/3/2014, 18:01   197 views
  Share  
.